Il progetto nato nel 2020, trova nella ricerca dell’antropologo Gragory Bateson la sua ragion d’essere.
“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?“
Con questa domanda il nostro, poneva l’attenzione sull’interdipendenza delle scienze umane, proponendo una estetica delle relazioni per cui le diverse discipline, dalla fisica alla psicologia, dall’antropolgia alla biologia, trovano nella bellezza il loro punto di incontro. Può una rosa informare della punteggiatura di un’interazione?
Una formula questa che si presenta dinamica, una “danza interagente” direbbe il nostro, in cui osservato ed osservatore sono in continuo scambio. Non c’è gerarchia che tenga. Si parla di nodi e di relazioni, di reti, che all’unisono risuonano assieme, producendo Senso/Bellezza. Non ragionare in termini di divisione, ma di riconciliazione. Meglio di riallocazione, termine informatico, legato allo spazio/memoria di un hardware, che bene indica la necessità di ricombinazione del sapere di cui oggi si necessità. Neuroscienze, Intelligenza artificiale, Metaversi, sono i sintomi del Nuovo Umanesimo, discipline ibride, che conciliano temi un tempo appartenenti al campo delle scienze umanistiche (emozione, percezione, coscienza) a quelli delle scienze matematiche: fisica, chimica, biologia. Da qui, il bisogno di nuove categorie, di un nuovo approccio all’informazione che tenga presente oltre che la mente, anche il corpo.
